Solennità di Maria Vergine Immacolata

No al peccato ma Sì a Dio!

Oggi contempliamo la bellezza di Maria Immacolata. Il Vangelo, che narra l’episodio dell’Annunciazione, ci aiuta a capire quello che festeggiamo, soprattutto attraverso il saluto dell’angelo. Egli si rivolge a Maria con queste parole: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te». Prima di chiamarla Maria, l’arcangelo Gabriele la chiama «piena di grazia», e così rivela il nome nuovo che Dio le ha dato e che le si addice più del nome datole dai suoi genitori. Anche noi la chiamiamo così, ad ogni Ave Maria.

Che cosa vuol dire piena di grazia? Che Maria è piena della presenza di Dio. E se è interamente abitata da Dio, non c’è posto in lei per il peccato. È una cosa straordinaria, perché tutto nel mondo, purtroppo, è contaminato dal male. Ciascuno di noi, guardandosi dentro, vede dei lati oscuri. Anche i più grandi santi erano peccatori e tutte le realtà, persino le più belle, sono intaccate dal male: tutte, tranne Maria. Lei è l’unica “oasi sempre verde” dell’umanità, la sola incontaminata, creata immacolata per accogliere pienamente, con il suo “”, Dio che veniva nel mondo e iniziare così una storia nuova.

Ogni volta che la riconosciamo piena di grazia, le facciamo il complimento più grande, lo stesso che le fece Dio. Un bel complimento da fare a una signora è dirle, con garbo, che dimostra una giovane età. Quando diciamo a Maria piena di grazia, in un certo senso le diciamo anche questo, al livello più alto. Infatti la riconosciamo sempre giovane, perché mai invecchiata dal peccato. C’è una sola cosa che fa davvero invecchiare, invecchiare interiormente: non l’età, ma il peccato. Il peccato rende vecchi, perché sclerotizza il cuore. Lo chiude, lo rende inerte, lo fa sfiorire. Ma la piena di grazia è vuota di peccato. Allora è sempre giovane, è «più giovane del peccato», è «la più giovane del genere umano» (cf G. Bernanos, Diario di un curato di campagna, II, 1988, p. 175).

La Chiesa oggi si complimenta con Maria chiamandola tutta bella, tota pulchra. Come la sua giovinezza non sta nell’età, così la sua bellezza non consiste nell’esteriorità. Maria, come mostra il Vangelo odierno, non eccelle in apparenza: di semplice famiglia, viveva umilmente a Nazaret, un paesino quasi sconosciuto. E non era famosa: anche quando l’angelo la visitò nessuno lo seppe, quel giorno non c’era lì alcun reporter. La Madonna non ebbe nemmeno una vita agiata. La sua fu una vita di preoccupazioni e timori: fu «molto turbata», scrive l’evangelista Luca, e quando l’angelo «si allontanò da lei», i problemi aumentarono. Non dimentichiamoci che Giuseppe voleva ripudiarla in segreto: «Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”» (cf Mt 1,19-21).

Tuttavia, la piena di grazia ha vissuto una vita bella. Qual era il suo segreto? Possiamo coglierlo guardando ancora alla scena dell’Annunciazione. In molti dipinti Maria è raffigurata seduta davanti all’angelo con un piccolo libro in mano. Questo libro è la Scrittura. Così Maria era solita ascoltare Dio e intrattenersi con Lui. La Parola di Dio era il suo segreto: e questa Parola vicina al suo cuore, prese poi carne nel suo grembo. Rimanendo con Dio, dialogando con Lui in ogni circostanza, Maria ha reso bella la sua vita. Non l’apparenza, non ciò che passa, ma il cuore puntato verso Dio fa bella la vita. Guardiamo oggi con gioia alla piena di grazia. Chiediamole di aiutarci a rimanere giovani, dicendo “no” al peccato, e a vivere una vita bella, dicendo “” a Dio facendo ogni giorno la sua santa volontà. Amen!

 

8 dicembre: solennità dell’Immacolata Concezione

Ecco, concepirai un figlio e lo darai alla luce!

Oggi celebriamo una delle feste della beata Vergine più belle e popolari: l’Immacolata Concezione. Perché, tra tutte le donne, Dio ha scelto proprio Maria di Nazaret? La risposta è nascosta nel mistero insondabile della divina volontà. Tuttavia c’è una ragione che il Vangelo pone in evidenza: la sua umiltà. Lo sottolinea bene il sommo poeta Dante Alighieri nell’ultimo canto del Paradiso: «Vergine Madre, figlia del tuo Figlio, umile ed alta più che creatura, termine fisso d’eterno consiglio» (Par.: XXXIII, 1-3). La Vergine stessa nel
«Magnificat», il suo cantico di lode, questo dice: «L’anima mia magnifica il Signore…perché ha guardato l’umiltà della sua serva» (cf Lc 1,46-48).

Sì, Dio è stato attratto dall’umiltà di Maria, che ha trovato grazia ai suoi occhi (cf Lc 1,30). È diventata così la Madre di Dio, immagine e modello della Chiesa, eletta tra i popoli per ricevere la benedizione del Signore e diffonderla sull’intera famiglia umana.

Questa «benedizione» non è altro che Gesù Cristo stesso. È Lui la fonte della “grazia”, di cui Maria è stata colmata fin dal primo istante della sua esistenza. Ha accolto con fede Gesù e l’ha donato al mondo. Questa è anche la nostra vocazione e la nostra missione, la vocazione e la missione della Chiesa: accogliere Cristo nella nostra vita e donarlo al mondo, «perché il mondo sia salvato per mezzo di lui» (cf Gv 3,17).

Ricordiamoci, inoltre, che la perfezione di Maria, la piena di grazia,
viene dichiarata dall’angelo tra le mura di casa sua: non nella piazza
principale di Nazaret, ma lì, nel nascondimento, nella più grande
umiltà. In quella casetta a Nazaret palpitava il cuore più grande che
una creatura abbia mai avuto. Sì. Perché il Signore, per compiere
meraviglie, non ha bisogno di grandi mezzi e delle nostre capacità eccelse, ma della nostra umiltà, del nostro sguardo aperto a Lui e anche aperto agli altri. Con quell’annuncio, tra le povere mura di una piccola casa, Dio ha cambiato la storia.

L’angelo Gabriele, abbiamo ascoltato nel Vangelo, chiama Maria «piena
di grazia». L’attributo datole deve essere inteso correttamente. In
termini rigorosamente teologici, solo Dio può dirsi pieno di grazia e tale lo presenta la Sacra Scrittura: «Misericordioso e pietoso…ricco
di amore e di fedeltà» (cf Es 34,6). La grazia è la manifestazione del libero amore di Dio. L’applicazione a Maria può avere solo senso derivato: ella è destinataria privilegiata del dono di Dio; è abilitata ad una intima comunione con lui e, di conseguenza, può dirsi «la piena di grazia». Ciò significa che tutta la benevolenza divina è già riversata in lei: diventa così la «graziosa», la «gratificata» per
eccellenza. L’appellativo le viene attribuito quasi come un nome proprio e lascia intendere che la grazia fa parte della sua persona, possesso fin dalla nascita.  Nel Prefazio, infatti, si legge: «Tu hai
preservato la beata Vergine Maria da ogni macchia di peccato originale, per fare di lei, colmata di grazia, la degna Madre del tuo Figlio e segnare l’inizio della Chiesa, sposa di Cristo senza macchia e senza ruga, splendente di bellezza. Da lei vergine purissima doveva nascere il tuo Figlio, Agnello innocente che toglie i nostri peccati e
sopra ogni altra creatura l’hai predestinata, per il tuo popolo, sublime modello di santità e avvocata di grazia».

L’annunciazione, dunque, è un privilegio di Maria in cui tutta l’umanità è stata coinvolta. Con essa si è compiuta la prima unione e, più ancora, la comunione di Dio con l’umanità. La vita ha ripreso a fiorire.

Maria è la prima creatura ammessa all’intimità divina e partecipe di tale vita. La celebrazione della solennità odierna richiama che il gran tesoro di tale vita è già oggi parzialmente disponibile per noi, in attesa di un possesso pieno. Speriamo di ottenerlo per la sua intercessione presso la misericordia divina. Noi lo chiediamo nella preghiera che formuliamo con le parole del santo vescovo Ambrogio:
«L’anima di Maria sia in ciascuno per lodare il Signore; il suo spirito sia in ciascuno perché gioisca in Dio».

L’odierna festa dell’Immacolata Concezione illumina come un faro il
tempo dell’Avvento, che è tempo di vigilante e fiduciosa attesa del Salvatore. Mentre avanziamo incontro a Dio che viene, guardiamo a Maria che «brilla come segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio in cammino» (Lumen gentium, 68).

Commento al Vangelo nella solennità della Beata Vergine Maria Immacolata Anno c

Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola

Che significato ha nel tempo liturgico di Avvento la solennità dell’Immacolata Concezione?

Nelle quattro settimane in cui invochiamo e ci prepariamo alla venuta del Signore Gesù, noi ricordiamo che Dio, in vista della salvezza di tutta l’umanità, è più volte intervenuto nel succedersi degli eventi, svelando così l’infinito amore che ha per tutti noi che siamo suoi figli. Fin dalle origini dell’umanità Dio si è mostrato, anche di fronte al peccato degli uomini, amore e misericordia. L’uomo è peccatore, è tentato dal male e di fatto compie il male. Il male come il bene sono presenti nel mondo, però mai il peccato ha l’ultima parola, la quale appartiene a Dio ed è parola di perdono e di salvezza. Per grazia di Dio, dunque, ci sarà una vittoria definitiva del bene sul male, della vita sulla morte, dell’amore sull’odio!

La solennità di oggi, quindi, è un anticipo di tutti i doni di salvezza, di grazia, di santità che il Messia sta per effondere sulla terra. Maria racchiude in sé tutte le attese, le speranze e le preghiere del popolo di Israele ed è immagine della Chiesa, chiamata a liberarsi da ogni colpa e ruga per presentarsi sposa vergine ed incontaminata e, al tempo stesso, madre feconda e lieta di tanti figli. Per questo il Papa Pio IX, nel 1854, nella Patriarcale Basilica di san Pietro in Vaticano, dichiarò solennemente verità di fede la Concezione Immacolata di Maria: era l’8 dicembre!

Quattro anni dopo, 11 febbraio 1858, una ragazza dei Pirenei, Bernardetta Soubirous, illetterata senza istruzione religiosa, dice di aver visto, nella grotta di Massabielle, una bianca Signora che il 25 marzo rivela il suo nome: “Io sono l’Immacolata Concezione!”.

È lecito chiedersi: la Concezione Immacolata che cosa ha prodotto nella vita concreta di Maria? Cioè: Maria, per il fatto stesso di essere Immacolata, ha avuto una vita più facile o una fede meno faticosa? Assolutamente no! Maria ha lottato ogni giorno, ha percorso tutta la strada della fede! Si è fatta discepola fedele e docile facendo sempre la volontà dell’Onnipotente mettendo in pratica la Parola di Dio.

L’antica promessa, letta nel racconto della Genesi, comincia ad attuarsi. Quello che succede nella piccola e povera casa di Nazareth parte da molto lontano. La prima lettura narra il dialogo tra Dio e la prima coppia dopo il peccato, la punizione e insieme la promessa di una salvezza futura. In questa promessa si intravede il mistero di Cristo e della Vergine. È a causa di Eva che il male è entrato nel mondo ed è grazie a Maria, nuova Eva, che nascerà colui che lo vincerà. Maria, quindi, è un segno eloquente che la sconfitta dell’antico seduttore è già iniziata.

Anche san Paolo, nella lettera che scrive agli Efesini, che è un inno di benedizione, accenna al peccato solo per dire che è stato perdonato, mentre mostra in tutto il suo splendore l’opera compiuta da Dio, per rendere i suoi figli immacolati, santi ed eredi della vita eterna. Dio ha predestinato Maria a diventare la madre di suo Figlio, il Salvatore. Ella, dunque, è il vertice di questa opera divina realizzata da Cristo, è la donna eletta, scelta dall’ Onnipotente per diventare dimora del Verbo incarnato.

L’evangelista Luca racconta l’incontro tra l’angelo Gabriele e Maria. Si tratta di un dialogo di salvezza che avviene in tre tempi: il saluto (di grazia-elezione), l’annuncio (della maternità messianica) e il mistero (della salvezza in Cristo). Il saluto è invito alla gioia: “rallegrati”. L’appellativo «piena di grazia» significa una persona che è stata amata con amore di benevolenza dal Padre, che è stata ornata e colmata di doni elargiti per bontà divina, che è stata arricchita di bellezza.

Maria, però, non si esalta all’annuncio dell’angelo; al contrario, si turba: «A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo».

Il turbamento di Maria è il timore che pervade chiunque avverte la presenza di Dio e la chiamata a una missione impegnativa. A lei, come già ai profeti, agli apostoli e ai discepoli viene detto: «Non temere». Dinanzi all’amore di Dio per noi, alle sue richieste, alle sue sollecitazioni, non lasciamoci prendere dalla paura, ma aderiamo generosamente, perché il Signore è con noi.

L’angelo la rassicura e la conforta dicendole: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Questo annuncio la sconvolge ancora di più perché non solo non conosce uomo, il che significa che non è andata ancora a vivere insieme a Giuseppe, ma si rende anche conto che nessun uomo può essere in grado di realizzare ciò che l’angelo le sta annunciando.

Ma l’angelo Gabriele risolve il suo dubbio con una risposta chiara e misteriosa allo stesso tempo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra… Nulla è impossibile a Dio». Sarà Dio stesso a operare in lei ciò che all’uomo è impossibile. Dopo questa precisazione Maria, abbandonandosi totalmente a Dio e in Dio, esclama: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». La Vergine santa, a differenza nostra, non conta sulle sue forze ma solo sulla Parola di Dio. In questo consiste la grandezza di Maria: accogliere senza indugio la Parola, accogliere l’alleanza che Dio le offre, essere pronta a rispondere con tutta la sua vita alla volontà del suo Signore. Maria, dunque, crede alla promessa di Dio, diventa madre ed ecco che nel suo grembo prende forma quel Figlio d’uomo che salverà il mondo.

Il nostro mondo ha bisogno di salvezza. I governanti difendono gli interessi delle persone e delle nazioni ricche e potenti e non si curano della sofferenza di tanti deboli e poveri che non hanno voce per gridare ed essere ascoltati. In questo modo il peccato continua a dilagare nel mondo e porta i suoi frutti di morte.

Maria, la serva del Signore, ha messo la sua vita nelle mani di Dio per la salvezza dell’umanità. Non saranno, dunque, i potenti a salvare il mondo ma Cristo Signore che per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel grembo della Vergine Maria e si è fatto uomo.

Lasciamoci guidare da Maria, Immacolata Concezione, verso il Signore nell’obbedienza alla sua Parola e affidiamo a lui la nostra vita con le sue fatiche e le sue speranze.

8 dicembre: solennità dell’Immacolata Concezione

Ave, piena di grazia!

Oggi la chiesa ci fa festeggiare la solennità dell’Immacolata Concezione di Maria. Ma che cosa dice la Bibbia riguardo a Maria? Nel libro della Genesi abbiamo ascoltato il racconto del peccato originale. Con questo racconto l’autore intendeva spiegare lo stato d’inclinazione al male in cui ogni uomo si trova, e di cui facciamo esperienza ogni giorno. Noi sappiamo che Dio ci ha creati liberi e, in quanto liberi, tante volte voltiamo le spalle al Creatore. Però, oltre alla disobbedienza di Adamo ed Eva, abbiamo anche ascoltato un particolare molto importante del racconto: «Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». Questo è un chiaro riferimento a Maria santissima, a colei che donerà al mondo Gesù, vincitore del peccato e della morte.

San Paolo nella lettera ai Galati scrive: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» (cf Gal 4,4). Che cosa significa? Significa che l’Unigenito Figlio di Dio, Gesù Cristo, è disceso dal cielo per noi uomini e per la nostra salvezza facendosi uomo nel grembo di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo. Gesù, dunque, è venuto nel mondo per dirci che il Padre ci ama e ci perdona perché è misericordioso; è venuto a dirci che se noi riconosciamo i nostri peccati, ci pentiamo e ci convertiamo Dio, che è più grande del nostro peccato (cf Papa Francesco, Udienza generale, 30 marzo 2016), non si ricorderà più delle nostre colpe e delle nostre iniquità (cf Eb 10,17) poiché esse diventeranno bianche come la neve (cf Is1,18). E in cambio, che cosa ci chiede? Lo abbiamo udito, nella seconda lettura, da san Paolo: «essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità». Siamo consapevoli che in quanto fragili, da soli non riusciremo mai a realizzare il progetto di Dio. Per questo l’Onnipotente ci ha dato un modello da seguire e imitare: Maria la quale, con il suo «», ha dato il suo assenso al progetto di Dio.

Maria era un’adolescente fra tante altre che viveva a Nazareth, paesino sperduto della Galilea, mai ricordato nella Bibbia prima dell’Annunciazione. A Nazareth, in una casa per metà scavata in una roccia, un’umile fanciulla vive, come le sue coetanee, la sua vita quotidiana di lavoro, fatica, ma anche di fede e di attesa.

Maria, come ogni pia ebrea, conosceva la storia del suo popolo. Conosceva le promesse fatte da Dio ad Abramo, ad Isacco, a Giacobbe, a Mosè, a Davide… Maria conosceva il libro di Isaia ed il famoso oracolo: «La vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele» (cf Is 7,14). Conosceva le profezie della consolazione (sempre nel libro di Isaia) nelle quali si dice: «Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici» (cf Is 11,1).

Ma dove e quando si compirà la profezia? E in particolar modo chi sarà la prescelta?

Nel vangelo abbiamo ascoltato che «l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria». L’angelo, annota Luca, si rivolge a Maria chiamandola non per nome ma «piena di grazia» ed ella, anche se in un primo momento, nell’udire queste parole «fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo», pur rimanendo libera e nel buio della fede risponde: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». Fu certamente un momento stupendo! Ma non fu semplice!

Pensiamo quando giunge l’ora della croce. Pietro ha rinnegato il Maestro, Giuda ha tradito, tutti gli altri sono fuggiti… Resta solo Giovanni e una donna: «Gesù allora, vedendo la madre che stava presso la croce e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”» (cf Gv 19,26). In quel momento doloroso che cosa disse Maria? Forse rivide la scena dell’Annunciazione, ricordò le tappe di una maternità che conobbe la stalla, le paure, la fuga, il nascondimento, l’incomprensione e sicuramente, in cuor suo, avrà detto: «sia fatta la tua volontà, avvenga secondo la tua parola». Possiamo dire, dunque, che l’Annunciazione e la Croce formano un solo momento.

Per questa fedeltà, per questo eroismo Maria ha il diritto di essere Madre dei credenti. Maria è veramente la «figlia di Sion» e appare esemplare per tutti noi. Origene, commentando il brano dell’Annunciazione, esclama: «A che mi giova confessare il Cristo che viene nella carne, se non viene nella mia carne?». Ciò significa che come Dio si è fatto carne in Maria così deve diventare presenza in noi, ovvero, se noi accogliamo il seme della Parola di Dio in noi attraverso l’ascolto obbediente come ha fatto Maria, se noi come lei sappiamo vivere l’attesa di Dio, allora la nostra vita, di per sé sterile, si riempie della presenza di Cristo.

Ebbene, la festa di oggi ci invita a guardare Maria, Madre di Gesù, colei che, come disse il beato Pio IX nel 1854 «è stata preservata da ogni macchia di peccato». Il suo celeste candore ci attiri verso Dio, aiutandoci a superare la tentazione di una vita mediocre, fatta di compromessi con il male, per orientarci decisamente verso l’autentico bene, Cristo Risorto, che è sorgente di gioia e di salvezza.

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