1° novembre 1950: proclamazione del dogma dell’Assunzione di Maria Santissima al cielo

“Erano le 9,44 precise del 1° novembre dell’Anno giubilare 1950 quando, nella Patriarcale Basilica di San Pietro in Vaticano, levatisi in piedi, a capo scoperto, i Cardinali, i Pa­triarchi, gli Arcivescovi, i Vescovi e tutti gli altri dell’eletta Assemblea, ascoltarono il Vicario di Gesù Cristo, il Sommo Pontefice Pio XII il quale, tenendo in capo la mitra e parlando «ex Cathe­dra», nella pienezza del Suo Sacro ed Infallibile Magistero, proclamò il dogma dell’Assunzione di Maria al cielo in anima e corpo, con la seguente formula: «La Vergine Maria, completato il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».
Un travolgente applauso accolse l’Au­gusta Definizione e si prolungò fervidis­simo ad esprimere l’adesione della cristianità al Supremo Magistero”.

Commento al Vangelo nella solennità della Beata Vergine Maria Immacolata Anno c

Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola

Che significato ha nel tempo liturgico di Avvento la solennità dell’Immacolata Concezione?

Nelle quattro settimane in cui invochiamo e ci prepariamo alla venuta del Signore Gesù, noi ricordiamo che Dio, in vista della salvezza di tutta l’umanità, è più volte intervenuto nel succedersi degli eventi, svelando così l’infinito amore che ha per tutti noi che siamo suoi figli. Fin dalle origini dell’umanità Dio si è mostrato, anche di fronte al peccato degli uomini, amore e misericordia. L’uomo è peccatore, è tentato dal male e di fatto compie il male. Il male come il bene sono presenti nel mondo, però mai il peccato ha l’ultima parola, la quale appartiene a Dio ed è parola di perdono e di salvezza. Per grazia di Dio, dunque, ci sarà una vittoria definitiva del bene sul male, della vita sulla morte, dell’amore sull’odio!

La solennità di oggi, quindi, è un anticipo di tutti i doni di salvezza, di grazia, di santità che il Messia sta per effondere sulla terra. Maria racchiude in sé tutte le attese, le speranze e le preghiere del popolo di Israele ed è immagine della Chiesa, chiamata a liberarsi da ogni colpa e ruga per presentarsi sposa vergine ed incontaminata e, al tempo stesso, madre feconda e lieta di tanti figli. Per questo il Papa Pio IX, nel 1854, nella Patriarcale Basilica di san Pietro in Vaticano, dichiarò solennemente verità di fede la Concezione Immacolata di Maria: era l’8 dicembre!

Quattro anni dopo, 11 febbraio 1858, una ragazza dei Pirenei, Bernardetta Soubirous, illetterata senza istruzione religiosa, dice di aver visto, nella grotta di Massabielle, una bianca Signora che il 25 marzo rivela il suo nome: “Io sono l’Immacolata Concezione!”.

È lecito chiedersi: la Concezione Immacolata che cosa ha prodotto nella vita concreta di Maria? Cioè: Maria, per il fatto stesso di essere Immacolata, ha avuto una vita più facile o una fede meno faticosa? Assolutamente no! Maria ha lottato ogni giorno, ha percorso tutta la strada della fede! Si è fatta discepola fedele e docile facendo sempre la volontà dell’Onnipotente mettendo in pratica la Parola di Dio.

L’antica promessa, letta nel racconto della Genesi, comincia ad attuarsi. Quello che succede nella piccola e povera casa di Nazareth parte da molto lontano. La prima lettura narra il dialogo tra Dio e la prima coppia dopo il peccato, la punizione e insieme la promessa di una salvezza futura. In questa promessa si intravede il mistero di Cristo e della Vergine. È a causa di Eva che il male è entrato nel mondo ed è grazie a Maria, nuova Eva, che nascerà colui che lo vincerà. Maria, quindi, è un segno eloquente che la sconfitta dell’antico seduttore è già iniziata.

Anche san Paolo, nella lettera che scrive agli Efesini, che è un inno di benedizione, accenna al peccato solo per dire che è stato perdonato, mentre mostra in tutto il suo splendore l’opera compiuta da Dio, per rendere i suoi figli immacolati, santi ed eredi della vita eterna. Dio ha predestinato Maria a diventare la madre di suo Figlio, il Salvatore. Ella, dunque, è il vertice di questa opera divina realizzata da Cristo, è la donna eletta, scelta dall’ Onnipotente per diventare dimora del Verbo incarnato.

L’evangelista Luca racconta l’incontro tra l’angelo Gabriele e Maria. Si tratta di un dialogo di salvezza che avviene in tre tempi: il saluto (di grazia-elezione), l’annuncio (della maternità messianica) e il mistero (della salvezza in Cristo). Il saluto è invito alla gioia: “rallegrati”. L’appellativo «piena di grazia» significa una persona che è stata amata con amore di benevolenza dal Padre, che è stata ornata e colmata di doni elargiti per bontà divina, che è stata arricchita di bellezza.

Maria, però, non si esalta all’annuncio dell’angelo; al contrario, si turba: «A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo».

Il turbamento di Maria è il timore che pervade chiunque avverte la presenza di Dio e la chiamata a una missione impegnativa. A lei, come già ai profeti, agli apostoli e ai discepoli viene detto: «Non temere». Dinanzi all’amore di Dio per noi, alle sue richieste, alle sue sollecitazioni, non lasciamoci prendere dalla paura, ma aderiamo generosamente, perché il Signore è con noi.

L’angelo la rassicura e la conforta dicendole: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Questo annuncio la sconvolge ancora di più perché non solo non conosce uomo, il che significa che non è andata ancora a vivere insieme a Giuseppe, ma si rende anche conto che nessun uomo può essere in grado di realizzare ciò che l’angelo le sta annunciando.

Ma l’angelo Gabriele risolve il suo dubbio con una risposta chiara e misteriosa allo stesso tempo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra… Nulla è impossibile a Dio». Sarà Dio stesso a operare in lei ciò che all’uomo è impossibile. Dopo questa precisazione Maria, abbandonandosi totalmente a Dio e in Dio, esclama: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». La Vergine santa, a differenza nostra, non conta sulle sue forze ma solo sulla Parola di Dio. In questo consiste la grandezza di Maria: accogliere senza indugio la Parola, accogliere l’alleanza che Dio le offre, essere pronta a rispondere con tutta la sua vita alla volontà del suo Signore. Maria, dunque, crede alla promessa di Dio, diventa madre ed ecco che nel suo grembo prende forma quel Figlio d’uomo che salverà il mondo.

Il nostro mondo ha bisogno di salvezza. I governanti difendono gli interessi delle persone e delle nazioni ricche e potenti e non si curano della sofferenza di tanti deboli e poveri che non hanno voce per gridare ed essere ascoltati. In questo modo il peccato continua a dilagare nel mondo e porta i suoi frutti di morte.

Maria, la serva del Signore, ha messo la sua vita nelle mani di Dio per la salvezza dell’umanità. Non saranno, dunque, i potenti a salvare il mondo ma Cristo Signore che per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel grembo della Vergine Maria e si è fatto uomo.

Lasciamoci guidare da Maria, Immacolata Concezione, verso il Signore nell’obbedienza alla sua Parola e affidiamo a lui la nostra vita con le sue fatiche e le sue speranze.

8 dicembre: solennità dell’Immacolata Concezione

Ave, piena di grazia!

Oggi la chiesa ci fa festeggiare la solennità dell’Immacolata Concezione di Maria. Ma che cosa dice la Bibbia riguardo a Maria? Nel libro della Genesi abbiamo ascoltato il racconto del peccato originale. Con questo racconto l’autore intendeva spiegare lo stato d’inclinazione al male in cui ogni uomo si trova, e di cui facciamo esperienza ogni giorno. Noi sappiamo che Dio ci ha creati liberi e, in quanto liberi, tante volte voltiamo le spalle al Creatore. Però, oltre alla disobbedienza di Adamo ed Eva, abbiamo anche ascoltato un particolare molto importante del racconto: «Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». Questo è un chiaro riferimento a Maria santissima, a colei che donerà al mondo Gesù, vincitore del peccato e della morte.

San Paolo nella lettera ai Galati scrive: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» (cf Gal 4,4). Che cosa significa? Significa che l’Unigenito Figlio di Dio, Gesù Cristo, è disceso dal cielo per noi uomini e per la nostra salvezza facendosi uomo nel grembo di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo. Gesù, dunque, è venuto nel mondo per dirci che il Padre ci ama e ci perdona perché è misericordioso; è venuto a dirci che se noi riconosciamo i nostri peccati, ci pentiamo e ci convertiamo Dio, che è più grande del nostro peccato (cf Papa Francesco, Udienza generale, 30 marzo 2016), non si ricorderà più delle nostre colpe e delle nostre iniquità (cf Eb 10,17) poiché esse diventeranno bianche come la neve (cf Is1,18). E in cambio, che cosa ci chiede? Lo abbiamo udito, nella seconda lettura, da san Paolo: «essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità». Siamo consapevoli che in quanto fragili, da soli non riusciremo mai a realizzare il progetto di Dio. Per questo l’Onnipotente ci ha dato un modello da seguire e imitare: Maria la quale, con il suo «», ha dato il suo assenso al progetto di Dio.

Maria era un’adolescente fra tante altre che viveva a Nazareth, paesino sperduto della Galilea, mai ricordato nella Bibbia prima dell’Annunciazione. A Nazareth, in una casa per metà scavata in una roccia, un’umile fanciulla vive, come le sue coetanee, la sua vita quotidiana di lavoro, fatica, ma anche di fede e di attesa.

Maria, come ogni pia ebrea, conosceva la storia del suo popolo. Conosceva le promesse fatte da Dio ad Abramo, ad Isacco, a Giacobbe, a Mosè, a Davide… Maria conosceva il libro di Isaia ed il famoso oracolo: «La vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele» (cf Is 7,14). Conosceva le profezie della consolazione (sempre nel libro di Isaia) nelle quali si dice: «Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici» (cf Is 11,1).

Ma dove e quando si compirà la profezia? E in particolar modo chi sarà la prescelta?

Nel vangelo abbiamo ascoltato che «l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria». L’angelo, annota Luca, si rivolge a Maria chiamandola non per nome ma «piena di grazia» ed ella, anche se in un primo momento, nell’udire queste parole «fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo», pur rimanendo libera e nel buio della fede risponde: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». Fu certamente un momento stupendo! Ma non fu semplice!

Pensiamo quando giunge l’ora della croce. Pietro ha rinnegato il Maestro, Giuda ha tradito, tutti gli altri sono fuggiti… Resta solo Giovanni e una donna: «Gesù allora, vedendo la madre che stava presso la croce e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”» (cf Gv 19,26). In quel momento doloroso che cosa disse Maria? Forse rivide la scena dell’Annunciazione, ricordò le tappe di una maternità che conobbe la stalla, le paure, la fuga, il nascondimento, l’incomprensione e sicuramente, in cuor suo, avrà detto: «sia fatta la tua volontà, avvenga secondo la tua parola». Possiamo dire, dunque, che l’Annunciazione e la Croce formano un solo momento.

Per questa fedeltà, per questo eroismo Maria ha il diritto di essere Madre dei credenti. Maria è veramente la «figlia di Sion» e appare esemplare per tutti noi. Origene, commentando il brano dell’Annunciazione, esclama: «A che mi giova confessare il Cristo che viene nella carne, se non viene nella mia carne?». Ciò significa che come Dio si è fatto carne in Maria così deve diventare presenza in noi, ovvero, se noi accogliamo il seme della Parola di Dio in noi attraverso l’ascolto obbediente come ha fatto Maria, se noi come lei sappiamo vivere l’attesa di Dio, allora la nostra vita, di per sé sterile, si riempie della presenza di Cristo.

Ebbene, la festa di oggi ci invita a guardare Maria, Madre di Gesù, colei che, come disse il beato Pio IX nel 1854 «è stata preservata da ogni macchia di peccato». Il suo celeste candore ci attiri verso Dio, aiutandoci a superare la tentazione di una vita mediocre, fatta di compromessi con il male, per orientarci decisamente verso l’autentico bene, Cristo Risorto, che è sorgente di gioia e di salvezza.

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