La coperta di Gesù!

Si raccontava una volta che una donna aveva un figlio malato e non aveva i soldi per curarlo. A quell’epoca non esistevano le mutue e neppure il Servizio Sanitario Nazionale. La povera donna pregava incessantemente il santo Rosario (la preghiera dei poveri che venina recitata anche durante la Santa Messa quando si celebrava in latino). Il figlio peggiorava e la febbre era alta e lei non sapeva come fare. Mancava anche una coperta di lana per coprirlo. La poverina usava i sacchi di iuta che conservava gelosamente e che utilizzava quando andava a lavorare per raccogliere le olive. Era talmente povera che non poteva neppure mettere della legna nel camino. Si rivolgeva alla santa Vergine e con fede la supplicava dicendo: “Madre del Verbo incarnato aiutatemi, prendetevi compassione di me e della mia indigenza. Ho questo figlio malato che non riesco a curarlo”. La Santa Vergine ebbe compassione e decise di aiutarla. Una signora bussò alla porta e quale fu la sorpresa della poveretta quando si sentì dire: “Vi ho portata una coperta per coprire vostro figlio, tornerò a riprenderla”. La donna era tutta emozionata e la portò subito sul letto del figlio, ma non si accorse che la signora era già andata via. Il giorno seguente, finalmente, la febbre era sparita, dopo tanti giorni. La donna ripensò subito alla signora che era stata gentile. Il figlio, che era ormai guarito, ricominciò a dare aiuto alla mamma lavorando nell’orto che era l’unica risorsa. Passarono dei giorni e una notte apparve in sogno la santa Vergine, si accostò sulla panca vicino a letto dove era deposta la coperta e disse alla donna: “sono venuta a riprendere la coperta di mio figlio”. La donna chiese: “Voi siete la santa Vergine Maria?” La Madonna rispose con un cenno di capo di sì. Allora, la donna tutta emozionata disse: “Questa è la coperta di vostro figlio Gesù, lascatemi che io la baci per l’ultima volta”. La santa Vergine svelò alla donna che quella coperta l’aveva tessuta di sua mano quando stava in Egitto e aveva coperto Gesù quando si era ammalato. Poi, soggiunse: “Verrò un’altra volta a portarla sempre per vostro figlio”. Quando la donna si svegliò si accorse che la coperta non era più sulla panca. Passarono gli anni e intanto il figlio aveva espresso il desiderio di farsi prete. Arrivò finalmente la vigilia della consacrazione al sacerdozio e quale fu la sorpresa della donna quando trovò la mattina sulla panca la coperta così come l’aveva deposta tanti anni fa! Meravigliata si domandava il significato di quel ritrovamento e in cuor suo continuava a pregare la santa Vergine chiedendole di capire questo singolare gesto. Finalmente venne il giorno della consacrazione e la sera, stanca e felice, la donna andò a riposare. La notte le apparve in sogno la Vergine Maria vestita di luce e sorridente. “Vuoi sapere il significato della coperta?” chiese la Madre di Dio. La poveretta confusa fece cenno di sì e la Madonna disse: “ogni sacerdote è mio figlio prediletto e io mi prendo cura di lui personalmente, sono venuto a portarti la coperta perché ogni volta che mio figlio ne ha bisogno tu possa coprirlo con la coperta di Gesù”.

Morale: Molti non si rendono conto del dono che hanno ricevuto con la vocazione sacerdotale. Ogni sacerdote è un “altro Cristo”. Oggi è la festa della mamma e ogni consacrato ha le attenzioni della Madonna in modo speciale. E proprio vero che il sacerdote è stato partorito due volte: dalle preghiere della mamma terrena e dalle attenzioni della Mamma del cielo. Ognuno di noi ne sia degno di questo dono che la comunità parrocchiale ha ricevuto e sostenga i sacerdoti con la dedizione e l’affetto che si deve ad un figlio prediletto della santa Vergine.

(Pensieri di padre Pio)

La mamma…

“Caro figlio, vorrei tu capissi che una mamma è tutto quel che sei tu, solo con qualche anno in più. Una mamma ti asciuga le lacrime quando tu hai paura e ti insegna ad avere coraggio, ma poi, quando resta sola con se stessa piange e ha paura più di te. Una mamma t’insegna ad amare, a parlare, camminare e molto altro, ma tante cose le impara da te. Una mamma, sebbene appaia sempre forte, non è invincibile.
Una mamma, sbaglia proprio come sbagli tu, nessuno è infallibile, ma si cresce e si impara e persino una mamma continua ad imparare fino all’ultimo giorno della sua vita. Una mamma c’è sempre per te, anche quando non la vorresti poiché sei arrabbiato col mondo intero.
Una mamma ti indica la via, ti sorregge, ma credimi figlio mio, cado e mi rialzo più spesso di quanto credi. Una mamma è proprio come te, fragile, dolce, con tanto da imparare e da insegnare. Una mamma è tutto quel che sei tu, con qualche anno in più, amala e proteggila come lei fa con te. Ricorda sempre che per la tua mamma tu sei la sua vita.”
Amiamo le nostre mamme… (don Lucio)

Il bambino e il tabernacolo



C’era una volta un bimbo che andava al mercato con la mamma e approfittando della distrazione del genitore che acquistava la frutta, si allontanò per entrare in chiesa.
La chiesa era vuota e buia, ma il bimbo vide che in una cappellina vicino l’altare c’era una grande luce.
Si avvicinò e vide uno spettacolo meraviglioso.
I cherubini e i serafini che cantavano delle lodi, i santi che si prostravano a terra, la Santa Vergine che in ginocchio adorava e tanti angeli che sbattevano le ali.
Quando il bimbo si avvicinò all’altare tutto si acquietò, l’universo sembrava fermo e tutti guardarono quel bimbo. Anche la Santa Vergine diresse il suo sguardo a quel fanciullo. Il bimbo meravigliato salì i gradini dell’altare e guardò il tabernacolo.
Cosa c’era di tanto importante dietro quella porticina? Cercò con le manine di arrivare in alto ma era troppo piccolo.
Allora la Santa Vergine lo prese in braccio e lo avvicinò al tabernacolo.
Il bimbo chiese cosa c’era in quella casetta e la Santa Vergine rispose: c’è il mio e tuo Gesù.
Il bimbo si inchinò e diede un bacio al tabernacolo. Subito i cherubini e i serafini cantarono le lodi, i santi si prostravano a terra, e gli angeli sbatterono le ali.
Questa piccola storia ci insegna tante cose:

1. In chiesa si trova Gesù
2. Coloro che lo cercano vedono la sua luce.
3. Attorno a Gesù c’è il paradiso.
4. La Madonna è accanto a Gesù.
5. La Madonna ci porta a Gesù
6. Nel tabernacolo c’è Gesù vivo e vero.

Se non ritorneremo ad essere come i bambini, difficilmente entreremo nel regno dei cieli.

La banconota da 10 euro

“In fila alla cassa, il display segna 26,80€, la faccia stranita:
“Ah scusi ho dimenticato il bancomat, ho solo 25€ tolgo qualcosa”.
Nel piccolo carrello non ci sono patatine o cibi inutili, vedo pane, pasta, latte, pomodori, carta igienica.
L’imbarazzo per chi è distante appena un metro è palpabile, il volto di una mamma poco più che 50enne è corrucciato, deve scegliere cosa sottrarre ai propri figli.
È così che assisto al più bel film italiano, reale più che neorealista, poco dietro un altro signore in fila: “Scusi, le è caduto qualcosa”. La signora è sorpresa, a terra c’è una banconota da 10 euro, sa bene che non le appartiene.
Lo sguardo amorevole dell’uomo la convince, é troppo per lei dire che è sua. Non ha vestiti firmati ma non indossa stracci, non ha il trucco ma la sua faccia trasuda sacrifici. Il signore si piega, raccoglie la banconota e le dice: “Probabilmente è successo quando ha aperto il borsello”.
Ora sembra una bambina, é felice, soprattutto della sua onestà. Paga e uscendo sorride all’uomo che è davanti a me. Lo guarda per l’ultima volta e dice: “Grazie”. Assisto e sono felice anch’io, ho capito la lezione. Quell’uomo avrebbe potuto dire: “Non si preoccupi faccio io”. Invece ha scelto di preservare la dignità, sua e della signora.
Chi ha fatto un beneficio taccia, lo ricordi chi lo ha ricevuto.”
Ricordiamoci che il bene si fa in silenzio, il resto è palcoscenico.

(Scritto da Irene, la cassiera)

Commento al Vangelo della XXIII Domenica del Tempo Ordinario Anno C (4 settembre 2022)

Il vero discepolo!

L’evangelista Luca annota che «una folla numerosa andava con Gesù». Anche oggi sono molti coloro che camminano dietro a Cristo Signore. Però, con quale cuore si segue Gesù? Con il cuore di Pietro o con quello di Giuda? Con il cuore di Tommaso o con quello di Giovanni? È importante chiarire cosa significa seguire Cristo. La risposta la da’ Gesù stesso quando voltandosi disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo». Queste parole di Gesù sono forti e ci fanno paura. Come si fa a mettere Cristo prima del padre e della madre, prima dei figli, prima di se stessi, prima di tutto? Cristo non chiede troppo?

Noi siamo consapevoli che per il cristiano il legame d’amore con Gesù, Parola di Dio fatta carne, deve avere l’assoluta precedenza su ogni altro vincolo, anche di sangue: è Cristo che il vero discepolo deve amare con tutto il cuore, la mente e le forze. Attenzione, però, non si tratta di una richiesta totalitaria: non bisogna amare lui soltanto, ma lui più degli altri nostri amori; bisogna amare, come lui ha amato (cf Gv 13, 34; 15,12), tutte le altre persone, senza alcuna distinzione.

Noi siamo tentati costantemente di preservare la nostra vita a ogni costo, di lasciar prevalere quella terribile pulsione dell’egoismo che ci spinge a vivere, molte volte, non solo come se gli altri non esistessero, ma anche come se Gesù Cristo non ci fosse. Ebbene, il cristiano, il vero discepolo, deve comprendere che la propria esistenza trova senso solo se lascia vivere Cristo in sé (cf Gal 2, 20), al punto che per lui dovremmo essere pronti anche a dare la nostra vita. Ricordiamoci che Gesù ha detto: «Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà» (cf Lc 9, 24). Se davvero vogliamo essere discepoli di Cristo, impariamo a portare la nostra croce ogni giorno: «Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo».

Per chi vive in questo modo risulta quasi naturale rinunciare anche ai propri beni, mettendo in pratica il monito di Gesù: «Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». Ciò significa che i nostri averi dobbiamo saperli usare a servizio dei fratelli, di saperli condividere con gioia, senza lasciarci rendere schiavi dalla malattia del possesso e dell’avarizia. Se Gesù è davvero il tesoro della nostra vita (cf Lc 12, 34), come potremo essere ancora preda dello stupido inganno della «seduzione della ricchezza» (cf Mt 13, 22) fino a smarrire il nostro cuore dietro ad essa?

La seconda lettura è una testimonianza sulla verità di questo vangelo. È tratta da una brevissima lettera scritta da san Paolo a Filèmone. In questa epistola si parla di Onesimo, schiavo fuggito da Colossi ad Efeso, forse finito in prigione, il quale incontra Paolo e si fa battezzare. Costui vorrebbe tornare dal suo padrone ma non ha il coraggio. Così Paolo scrive questo stupendo biglietto di raccomandazione al suo amico e discepolo Filèmone, perché lo accolga come fratello. Queste parole calde, umane, scritte dall’apostolo delle genti, ci ricordano che seguire Cristo significa fare come lui ha fatto: amare, perdonare!

Chiediamo al Signore affinché ci aiuti a essere dei veri discepoli, perseveranti fino alla morte, capaci di mettere Gesù Cristo al primo posto e amare veramente il prossimo come noi stessi.

I consigli di una mamma

Mamma, sono uscita con amici. Sono andata ad una festa e mi sono ricordata quello che mi avevi detto: di non bere alcolici. Mi hai chiesto di non bere visto che dovevo guidare, così ho bevuto una Sprite. Mi sono sentita orgogliosa di me stessa, anche per aver ascoltato il modo in cui, dolcemente, mi hai suggerito di non bere se dovevo guidare, al contrario di quello
che mi dicono alcuni amici. Ho fatto una scelta sana ed il tuo consiglio è stato giusto. Quando la festa è finita, la gente ha iniziato a guidare senza essere in condizioni di farlo. Io ho preso la mia macchina con la certezza che ero sobria. Non potevo immaginare, mamma, ciò che mi aspettava… Qualcosa di inaspettato! Ora sono qui sdraiata sull’asfalto e sento un poliziotto che dice: . Mamma, la sua voce sembra così lontana… Il mio sangue è sparso dappertutto e sto cercando, con tutte le mie forze, di non piangere. Posso sentire i medici che dicono: . Sono certa che il ragazzo alla guida dell’altra macchina non se lo immaginava neanche, mentre andava a tutta velocità. Alla fine lui ha deciso di bere ed io adesso devo morire… Perchè le persone fanno tutto questo, mamma? Sapendo che distruggeranno delle vite? Il dolore è come se mi pugnalasse con un centinaio di coltelli contemporaneamente. Di’ a mia sorella di non spaventarsi, mamma, di’ a papà di essere forte. Qualcuno doveva dire a quel ragazzo che non si deve bere e guidare… Forse, se i suoi glielo avessero detto, io adesso sarei viva…La mia respirazione si fa sempre piu debole e incomincio ad avere veramente paura… Questi sono i miei ultimi momenti, e mi sento così disperata…Mi piacerebbe poterti abbracciare mamma, mentre sono sdraiata, qui, morente. Mi piacerebbe dirti che ti voglio bene per questo… Ti voglio bene e…. addio.”
Queste parole sono state scritte da un giornalista che era presente all’incidente. La ragazza, mentre moriva, sussurrava queste parole ed il giornalista scriveva…scioccato. Questo giornalista ha iniziato una campagna contro la guida in stato di ebbrezza.

Se questo messaggio è arrivato fino a te e lo cancelli, potresti perdere l’opportunità, anche se non bevi, di far capire a molte persone che la tua stessa vita è in pericolo.

Il bambino e il Cricifisso

Un giorno un ragazzino di cinque anni entrò in una farmacia correndo e disse al farmacista: «Signore, ecco tutti i soldi che ho. Per piacere, mi dia un miracolo!».

Il farmacista, sbigottito, gli chiese che miracolo volesse, e perché. Quello rispose: Il medico ha detto che mia madre avrebbe bisogno di un miracolo per guarire. Ecco tutti i soldi che ho risparmiato per comprarmi una bicicletta, ma amo la mamma e voglio che guarisca. Per piacere, signore, mi aiuti! Questi soldi bastano?

Il farmacista, vivamente commosso, gli rispose di non avere la medicina “miracolo” per curare la mamma, ma che se ce l’avesse avuta gliel’avrebbe offerta gratuitamente. Aggiunse poi che solo Gesù ha questa medicina speciale, e lo invitò ad andare in chiesa per farsela dare.

Il bambino corse come un fulmine fino alla chiesa. Arrivò davanti al crocifisso vicino all’altare e disse: Lo so che sei in croce, che ti fa male e che non hai molto tempo per me, però il farmacista mi ha detto che il miracolo di mia madre ce l’hai tu. Io voglio bene alla mamma ed ecco tutti i soldi che ho risparmiato per farmi una bicicletta. Te li do e ti prometto che verrò ad aiutarti per scendere dalla croce, ma per piacere aiutami!

Purtroppo Gesù non gli rispose, e allora il ragazzino si mise a gridare: Se non vuoi aiutarmi, andrò a piangere da tua madre, la Madonna! Se anche tu ami tua madre come io amo la mia, aiutami e dammi la medicina. Ti prometto di tornare il prima possibile per aiutarti.

Il prete, che aveva sentito il grido del ragazzino, gli si avvicinò e lo invitò a parlare a bassa voce, con Gesù. Gli spiegò che Cristo lo ascolta anche se non risponde direttamente.

Commosso dal bambino, il prete decise di seguirlo a casa. Lungo il tratto di strada dalla chiesa alla casa, il bambino spiegò al prete quanto volesse bene alla madre, gli disse che per lui lei era tutto e che solo Gesù aveva il miracolo che avrebbe potuto guarirla, come gli aveva spiegato il farmacista.

Una volta a casa, il piccolo trovò il letto di sua madre vuoto. La chiamò ad alta voce ed ecco che la vide uscire dalla cucina. Gli disse: Il dottore che è venuto a visitarmi mi ha guarita e ti saluta. Ti manda a dire che anche lui ama tanto sua madre. Come conosci questo dottore?

Allora il prete si girò verso il ragazzino e gli disse: «Vedi, ha fatto quello che gli avevi chiesto, ed è pure arrivato prima di noi».

Storia di una mamma e del suo bambino

Dopo aver saputo che il cancro non era più curabile, perché nessuna terapia faceva più effetto e lo stato era ormai troppo avanzato, mamma ROSA è andata nella stanza di Emilio, il suo bambino, che giocava con il tablet.
Si è seduta accanto a lui, sul letto.
“Fa male respirare vero?” gli chiede la mamma.
“Si mamma, tanto!” risponde Emilio.
“Questa questione del cancro, è troppo difficile.Sai cosa ti dico? Non devi più combattere” (dice la mamma fingendo una felicità disarmante).
“Non devo più combattere?? No mamma, io combatto, lo farò per te!’
“È questo che stai facendo amore?combatti per la mamma?”
“Si mamma, per te”!
“Ascolta amore, qual è la missione della mamma?”
“Tenermi al sicuro!”
“Proprio così, ed io nn posso più farlo qui. L’unico modo per tenerti al sicuro è in cielo.
“Allora andrò in paradiso? Ma io aspetterò li il tuo arrivo mamma!Verrai vero!?”
“Certo vita mia, non potrai sbarazzarti mai della tua mamma”.
Da quella conversazione, Emilio e la sua mamma hanno vissuto attimo per attimo.
Giocato, riso, si sono stretti tanto, abbracciati cuore a cuore.
La sera prima che morisse, era a letto con la sua mamma, dicendole come voleva essere ricordato.
Come un poliziotto ovviamente.
Rosa, quella sera, si chiuse in bagno.
Sentiva che qualcosa stava per succedere.
Si arrese al dolore, e cadde in preda ad un pianto struggente.
Si asciuga le lacrime, indossa un sorriso e si rimette a letto con Emilio.
Lui la guarda,e dice:
“Mamma, ti amo.”
Dopo qualche secondo muore.
Questo piccolo eroe muore all’età di quattro anni, per una maledetta battaglia persa contro il cancro.
Sono due le immagini che Rosa riporta.
Una quella in cui Emilio, sul tappeto in bagno mentre guarda la sua mamma fare le pulizie.
L’altra in cui su quel tappeto quel piccolo angelo non c’è più.

Se tuo figlio è accanto a te, stringilo, abbraccialo ogni istante.
Come se fosse il giorno più bello della tua vita.

Testo e immagine da @espiritualidades instragram

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