Commento al Vangelo della messa di Natale (aurora) Anno B

Guardiamo il presepe

Le letture della Messa detta «dell’aurora» sono ancora tutte concentrate sull’avvenimento concreto della nascita di Cristo. Esse ci additano nei pastori e in Maria (i due protagonisti del brano evangelico) quale deve essere la nostra risposta e il nostro atteggiamento dinanzi al presepio di Cristo.

I pastori, dinanzi all’annuncio del mistero, lasciano il loro gregge, interrompono il loro riposo, lasciano tutto; tutto passa in second’ordine di fronte all’invito rivolto loro da Dio: «i pastori dicevano l’un l’altro: “Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”». San Girolamo commenta questo passo biblico dicendo che «i pastori andarono fino a Betlemme per vedere il Verbo che era nato, quest’opera che il Signore ha compiuto e ha fatto conoscere loro. Questo Verbo, che esiste da sempre, si è fatto da solo, dal momento che questo stesso Verbo è il Signore. Andarono dunque a vedere in che modo questo Verbo, vale a dire il Signore, si è fatto da solo e come ha mostrato la sua carne. Finché era Verbo infatti non lo potevano vedere; andarono dunque a vedere come il Verbo è diventato carne». «Andarono, senza indugio» e, una volta arrivati «trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia». I pastori, una volta arrivati hanno visto «la Parola uscita dal silenzio, il Verbo onnipotente che è sceso dal cielo, dal trono regale» (sant’Ignazio d’Antiochia) e, nel vederlo, si sono resi conto della parola che era stata detta loro riguardo al bambino.

Luca annota che «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore». San Girolamo scrive che «Maria aveva letto le Sacre Scritture, e perciò conosceva i profeti e ricordava che l’angelo Gabriele le aveva detto quelle stesse cose che le erano state dette dai profeti. Meditandole nel suo cuore, cioè prendendone atto e annotandole interiormente, le confrontava per vedere se avesse una base la frase: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio” (cf Lc 1,35). Questo le aveva detto Gabriele, Isaia però l’aveva predetto: “Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele” (cf Is 7,14). Questo l’aveva letto, la frase precedente l’aveva udita con le sue orecchie. Vedeva il bambino adagiato. Osservava il bambino che vagiva lì nella mangiatoia, il Figlio di Dio che giaceva lì davanti a lei, il suo figlio, l’unico figlio; lo vedeva adagiato davanti a sé e la sua mente metteva insieme ciò che stava osservando con quanto aveva udito e con i passi letti della Scrittura». Padre Cantalamessa dice che «il silenzio di Maria è meraviglia, stupore, adorazione di fronte a questa realtà che è più grande di lei».

In questo santissimo giorno, preghiamo il Signore di donarci la grazia di guardare il presepe con la semplicità dei pastori per ricevere così la gioia con la quale essi tornarono a casa: «I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto». Preghiamolo di darci l’umiltà e la fede con cui san Giuseppe guardò il bambino che Maria aveva concepito dallo Spirito Santo. Preghiamo che ci doni di guardarlo con quell’amore, con cui Maria l’ha osservato. E preghiamo che così la luce, che i pastori videro, illumini anche noi e che si compia in tutto il mondo ciò che gli angeli cantarono in quella notte: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Amen!

8 dicembre: solennità dell’Immacolata Concezione

Ave, piena di grazia!

Oggi la chiesa ci fa festeggiare la solennità dell’Immacolata Concezione di Maria. Ma che cosa dice la Bibbia riguardo a Maria? Nel libro della Genesi abbiamo ascoltato il racconto del peccato originale. Con questo racconto l’autore intendeva spiegare lo stato d’inclinazione al male in cui ogni uomo si trova, e di cui facciamo esperienza ogni giorno. Noi sappiamo che Dio ci ha creati liberi e, in quanto liberi, tante volte voltiamo le spalle al Creatore. Però, oltre alla disobbedienza di Adamo ed Eva, abbiamo anche ascoltato un particolare molto importante del racconto: «Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». Questo è un chiaro riferimento a Maria santissima, a colei che donerà al mondo Gesù, vincitore del peccato e della morte.

San Paolo nella lettera ai Galati scrive: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» (cf Gal 4,4). Che cosa significa? Significa che l’Unigenito Figlio di Dio, Gesù Cristo, è disceso dal cielo per noi uomini e per la nostra salvezza facendosi uomo nel grembo di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo. Gesù, dunque, è venuto nel mondo per dirci che il Padre ci ama e ci perdona perché è misericordioso; è venuto a dirci che se noi riconosciamo i nostri peccati, ci pentiamo e ci convertiamo Dio, che è più grande del nostro peccato (cf Papa Francesco, Udienza generale, 30 marzo 2016), non si ricorderà più delle nostre colpe e delle nostre iniquità (cf Eb 10,17) poiché esse diventeranno bianche come la neve (cf Is1,18). E in cambio, che cosa ci chiede? Lo abbiamo udito, nella seconda lettura, da san Paolo: «essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità». Siamo consapevoli che in quanto fragili, da soli non riusciremo mai a realizzare il progetto di Dio. Per questo l’Onnipotente ci ha dato un modello da seguire e imitare: Maria la quale, con il suo «», ha dato il suo assenso al progetto di Dio.

Maria era un’adolescente fra tante altre che viveva a Nazareth, paesino sperduto della Galilea, mai ricordato nella Bibbia prima dell’Annunciazione. A Nazareth, in una casa per metà scavata in una roccia, un’umile fanciulla vive, come le sue coetanee, la sua vita quotidiana di lavoro, fatica, ma anche di fede e di attesa.

Maria, come ogni pia ebrea, conosceva la storia del suo popolo. Conosceva le promesse fatte da Dio ad Abramo, ad Isacco, a Giacobbe, a Mosè, a Davide… Maria conosceva il libro di Isaia ed il famoso oracolo: «La vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele» (cf Is 7,14). Conosceva le profezie della consolazione (sempre nel libro di Isaia) nelle quali si dice: «Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici» (cf Is 11,1).

Ma dove e quando si compirà la profezia? E in particolar modo chi sarà la prescelta?

Nel vangelo abbiamo ascoltato che «l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria». L’angelo, annota Luca, si rivolge a Maria chiamandola non per nome ma «piena di grazia» ed ella, anche se in un primo momento, nell’udire queste parole «fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo», pur rimanendo libera e nel buio della fede risponde: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». Fu certamente un momento stupendo! Ma non fu semplice!

Pensiamo quando giunge l’ora della croce. Pietro ha rinnegato il Maestro, Giuda ha tradito, tutti gli altri sono fuggiti… Resta solo Giovanni e una donna: «Gesù allora, vedendo la madre che stava presso la croce e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”» (cf Gv 19,26). In quel momento doloroso che cosa disse Maria? Forse rivide la scena dell’Annunciazione, ricordò le tappe di una maternità che conobbe la stalla, le paure, la fuga, il nascondimento, l’incomprensione e sicuramente, in cuor suo, avrà detto: «sia fatta la tua volontà, avvenga secondo la tua parola». Possiamo dire, dunque, che l’Annunciazione e la Croce formano un solo momento.

Per questa fedeltà, per questo eroismo Maria ha il diritto di essere Madre dei credenti. Maria è veramente la «figlia di Sion» e appare esemplare per tutti noi. Origene, commentando il brano dell’Annunciazione, esclama: «A che mi giova confessare il Cristo che viene nella carne, se non viene nella mia carne?». Ciò significa che come Dio si è fatto carne in Maria così deve diventare presenza in noi, ovvero, se noi accogliamo il seme della Parola di Dio in noi attraverso l’ascolto obbediente come ha fatto Maria, se noi come lei sappiamo vivere l’attesa di Dio, allora la nostra vita, di per sé sterile, si riempie della presenza di Cristo.

Ebbene, la festa di oggi ci invita a guardare Maria, Madre di Gesù, colei che, come disse il beato Pio IX nel 1854 «è stata preservata da ogni macchia di peccato». Il suo celeste candore ci attiri verso Dio, aiutandoci a superare la tentazione di una vita mediocre, fatta di compromessi con il male, per orientarci decisamente verso l’autentico bene, Cristo Risorto, che è sorgente di gioia e di salvezza.

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